Criminalità Capitanata, Volpe: I cittadini devono collaborare con le istituzioni

Sono tre i gruppi criminali che si contendono il territorio della Capitanata. Una mafia che agisce con sfrontatezza e efferatezza, e che spaventa la gente che vive nei nostri paesi. Questa mattina a parlare di mafia foggiana è intervenuto il procuratore capo di Bari, Giuseppe Volpe che ai microfoni di “Voci del Mattino” su Radio Rai ha fatto il punto della situazione.

“Purtroppo – ha detto Volpe – i fatti gravissimi che si sono verificati in questi ultimi giorni non ci sorprendono più di tanto. la situazione di Foggia e della sua provincia è molto grave dal punto di vista del dilagare di una criminalità pericolosa e anche sanguinaria. Sono anni – aggiunge il procuratore di Bari – che segnaliamo la questione. Abbiamo sollecitato i vertici di Polizia a potenziare l’organico del personale presente sul territorio. In provincia di Foggia operano ben tre gruppi in tre aree distinte che creano moltissimi problemi. A Foggia e in alcuni comuni limitrofi opera la “Società Foggiana”, un gruppo costituito da tre batterie che a volte confliggono tra loro con conflitti a fuoco e a volte, invece, si alleano. Poi c’è la mafia garganica che fa sue le attività criminali soprattutto sulla costa. Infine c’è la cosiddetta mafia di Cerignola e San Severo che si è specializzata, oltre che nelle solite attività di estorsione, e traffico di droga, anche nell’assalto di furgoni portavalori. Questi gruppi si sono suddivisi il territorio e gli affari con fenomeni osmotici e anche alleanze che si determinano di volta in volta.  Gruppi mafiosi che hanno origine familistica e quindi tramandano di padre in figlio le abitudini criminali che però riescono a catalizzare intorno a se gruppi più vasti di giovani che si dedicano al crimine. Anche perchè il tessuto sociale che è intimorito da queste organizzazioni, è avvolto nell’omertà più assoluta. In provincia di Foggia si sono verificati ben 260 omicidi di mafia.

Abbiamo fatto indagini per il cosiddetto cavallo di ritorno, cioè le estorsioni ai proprietari di auto rubate, in cui nessun proprietario, sebbene derubato, ha dichiarato di aver subito il furto e di aver poi ritrovato l’auto magari abbandonata in campagna. Siamo riusciti a venirne a capo solo intercettando i telefoni dei soggetti che avevano subito i furti e avevano soggiaciuto alla richiesta estorsiva pagando il riscatto. Questa è la situazione”. Occorre la Dia, lo Sco, più presenza dello Stato? “Lo Stato dovrebbe essere più presente, ma occorre soprattutto una buona educazione nei confronti della popolazione, affinché acquisti un diverso senso civico – rimarca Volpe – e che sia disposta a collaborare con le istituzioni. Cosa che purtroppo non avviene. Proprio a San Severo noi abbiamo delle resistenze fortissime da parte dei cittadini a fornirci notizie quando scoppiano le bombe davanti alle saracinesche degli esercizi commerciali. Volete sapere la classica dichiarazione di chi ha subito l’attentato? Non ho ricevuto minacce.

A Foggia – conclude il procuratore Volpe – in passato gli imprenditori che non hanno pagato il pizzo sono stati uccisi, non solo intimiditi”.

Credo che il problema che da ultimo ha attirato l’attenzione dei media è l’esistenza di campi assolutamente non a norma per le condizioni igieniche e per le attività criminali che vi si svolgono. Non a caso questa Procura aveva sequestrato il Gran Ghetto andato a fuoco, concedendo la facoltà d’uso solo per un anno, in attesa che venivano individuate alternative per allocare i soggetti che vivevano in questo centro