Da Chieuti a Rodi, da Manfredonia a Margherita tra degrado e incuria

La Cgil e la Filcams di Capitanata denunciano lo stato di abbandono di alcune aree costiere di grande pregio a livello ambientale e naturalistico, in una provincia che vede nel turismo uno dei settori più importanti della propria economia.

Si tratta di 70-80 km di costa (senza considerare il tratto da Manfredonia a Margherita di Savoia con altri 40 km circa di costa), situati in un’area unica dal punto di vista ambientale, con boschi e pinete che si alternano a lunghissime spiagge in arenile ed in ciottoli, e dove si potrebbero sviluppare forme di turismo in grado di coniugare le vocazioni naturalistiche, rappresentate dalle aree boscate e dai laghi di Lesina e Varano, e la tradizionale vocazione turistica rappresentata da una costa che se ben valorizzata potrebbe produrre buona occupazione e sviluppo su un area che da anni vive grosse difficoltà. Tutto questo diciamo anche a fronte dei 635 milioni di euro di fondi (tra quelli comunitari, rivenienti dal Patto per la Puglia o dalla voce di spesa per il dissesto idrogeologico) destinati dalla Regione alla nostra provincia, risorse che se ben utilizzate potrebbero produrre intervento di conservazione e valorizzazione del territorio e strumentali a un rilancio di un settore, quello turistico, che deve necessariamente fare un grosso salto di qualità in Capitanata.

Una “ricchezza territorio” che non viene pienamente valorizzata: come CGIL già nel 2015 con gli “scioperi al rovescio” abbiamo affrontato la situazione di degrado che vivono alcuni tratti di costa della nostra provincia, iniziativa nella quale sindacalisti e volontari ripulirono da detriti ed immondizia diverse spiagge, fra queste quelle di Zapponeta e San Menaio, un’azione che fu colta favorevolmente da tanti bagnanti che risposero all’iniziativa dando anche loro una mano nelle opere di pulizia.

A distanza di due anni non solo le condizioni non sono migliorate ma addirittura peggiorate: spiagge ormai ridotte ad esili lembi, dove la balneazione diventa impossibile, lunghi tratti dove non si trovano cestini, camping in semi abbandono che non hanno i servizi minimi essenziali per il turismo, tutti elementi che non solo non avvicinano i turisti ma che rischiano di allontanare anche chi da anni frequenta queste aree amando coniugare ambiente e mare.

Un tratto di costa che possiamo equiparare a una sorta di diamante grezzo che per acquisire la lucentezza che merita avrebbe bisogno di un serio intervento all’interno di un sistema integrato di sviluppo e servizi, che tenga insieme magari sia la vocazione naturalistica e turistica ma anche quella agro-forestale. Oggi il turismo è sempre più esperienziale e necessariamente occorre fare sistema, utilizzando al meglio i fondi strutturali per mettere in sicurezza e qualificare questo tratto costiero, in modo da rendere l’area più attrattiva e meglio fruibile.